Una filosofia profonda e radicata, portata avanti da una generazione che si finisce per dare per scontata, ma che lascia nel vino un’impronta profonda e assolutamente riconoscibile
C’era un padre, che ha lavorato in vigna quando il primo Brunello è stato vendemmiato che ha posto le basi per la nascita dell’azienda.
Ci sono i figli, giovani e svegli, al passo coi tempi, che si destreggeranno nella giungla digitale e saranno pronti ed energici per prendere a morsi il futuro.
E oggi chi c’è?
“Noi siamo la generazione di mezzo- afferma Andrea Mantengoli, proprietario della cantina- Un po’ dati per scontati, figli dei padri e padri dei figli, non abbastanza vecchi per rappresentare la tradizione, considerati erroneamente dai più non troppo giovani per comprendere il futuro. Eppure siamo quelli che portano avanti un tesoro inestimabile, con la piena consapevolezza di ciò che abbiamo tra le mani”.
La generazione di mezzo è la definizione ideale per molti viticoltori che oggi lavorano per portare avanti la propria cantina, tra pratiche in vigna rese complicate da un imprevedibile cambiamento climatico e la necessità di farsi conoscere e riconoscere nel mondo con la propria cifra distintiva.
Alla Cantina La Serena la generazione di mezzo è rappresentata da Andrea Mantengoli. E sarà pure una generazione di passaggio, ma le idee le ha chiare e ben definite e le riassume bene nelle sue parole:
“In tutti questi anni non ci siamo seduti sugli allori- continua Andrea- Abbiamo fatto investimenti importanti e abbiamo ben capito che non si può sopravvivere tenendo le marce basse, ma è necessario spesso spingere sull’acceleratore.
Abbiamo acquisito nuovi terreni, valorizzando ogni coltura agricola del nostro territorio, con l’idea rivoluzionaria di far rivivere la nostra fattoria. Abbiamo costruito la nuova cantina, l’abbiamo dotata di tecnologie utili per monitorare il nostro lavoro senza mai tradire le nostre origini e senza mai sradicarci.
Siamo piccoli produttori biologici, orgogliosi e consapevoli del valore della nostra terra, e da sempre ci adoperiamo per mantenere tradizioni, autenticità e territorio.
Il vino si fa in vigna, fare vini di qualità non è solo un’attività enologica ma è perlopiù un’attività agronomica di cura, rispetto, sperimentazione e ricerca dell’equilibro nella vigna prima e nel vino poi.
Siamo convinti che debba esistere un rapporto di mutua collaborazione e non di sopraffazione tra viticoltore e territorio. Il vino bisogna ottenerlo, accompagnando la sua trasformazione in cantina e non farlo, intervenendo nel suo processo di trasformazione, inseguendo mode effimere e con la presunzione di saper fare meglio di ciò che la natura fa da sempre.
E’ quello che ci piace chiamare -il nostro operoso non fare-”.